Trasmissione del 31 maggio 2017

Cellar Noise, unòrsominòre., Paolo Cattaneo, Cleo T., Zooey, Christine Owman, Hope Sandoval, Noveller, The Colorist + Emiliana Torrini, Deep Throat Choir, Diamanda Galás, Peter Murphy, Raz Ohara + Cummi Flu, Mica Levi + Oliver Coates, Machinefabriek, Ryuichi Sakamoto, Demdike Stare, Arca, Eve Risser White Desert Orchestra.

Fujiya & Miyagi

Fujiya & Miyagi
2017, 5 su 10
http://www.fujiya-miyagi.co.uk/

Non sono giapponesi, e neuppure un duo (cominciano così tutte le loro recensioni…), sono in giro dal 2000 e questo è il loro sesto disco, che raccoglie tre EP usciti tra il 2016 e il 2017. Lasciato il kraut rock degli inizi, qui siamo più su indie pop leggero e poco disturbante, che sparisci dall’attenzione dopo pochi minuti dall’ascolto.

Soulwax

From Deewee
2017, 6 su 10
http://soulwax.com/

Il titolo deriva da una storpiatura del cognome dei due fratelli tenutari della sigla (ma sono più noti come 2 Many DJs, memorabili i loro remix e loro set), che come S percorrono il loro lato indie-rock, dipanatosi su diversi lavori non tutti riusciti. Stavolta vanno meglio del solito, forse perché cercano di avvicinarsi all’elettronica, al kraut rock (c’è un pezzo puro Kraftwerk), e con una notevola immediatezza espressiva (hanno registrato il tutto in un unica take, assieme ad una corposa band).

Methyl Ethel

Everything Is Forgotten
2017, 5 su 10
http://methylethel.com/

Trio australiano che si era fatto conoscere per la loro versione dream pop shoegaze psichedelia (pubblica non a caso 4AD) esce con i lsecondo lavoro ad un anno di distanza, e cambia leggermente rotta. Sono più art rock e synth pop, spesso con momenti ballabili e più veloci, molto meno ruvido e scorrevole dell’esordio. Tutto più paticnato e molto più artificioso.

aa.vv. (Erased Tapes)

Erased Tapes Collection VIII
2017, 7 su 10
https://www.erasedtapes.com/

La compilation dimostrativa di una importante etichetta è tanto più buona quanto meno serve. Se molti dei brani sono già noti e piacevoli, perché il disco di riferimento è già stato recepito, e se qualli non noti spesso portano al recepimento del disco relativo, beh, rimangono solo i pochi momenti più deboli, che a questo punto soffrono dell’alta qualità del resto più che essere scarsi in sé.

Anjou

Epithymía
2017, 6 su 10
https://anjou.bandcamp.com/

Due ex Labradford (ovvero, tra i fondatori del post-rock) si ritrovano (per la seconda volta) assieme per proseguire i loro discorsi. Abbastanza stancamente, vien da dire, che ci sono quattro lunghi brani (più di dieci minuti) intervallati da due brani più corti, dove la lunghezza è fondamentale per lo sviluppo dei brani, costruiti piuttosto concetutalmente su varie fasi e livelli. Epperç il tutto riesce piuttosto freddo, poco coinvolgente, pur alla fine essendo di buona qualità.

Shobaleader One

Elektrac
2017, 6 su 10
http://shobaleader.one/

SO è la band di Squarepusher (che aveva già usato il nome in alcuni altri lavori), una band vera e propria, dove Squarepusher suona il basso (e lo suona piuttosto bene). Il disco è composto da diversi brani, principalmente ocver del catalogo di Squarepusher, ma rifatti in versione jazz funk rock. Straniante piuttosto, a sapere la storia dietro il nome, che mostra un aspetto peculiare e alla fine fondativo del suo lavoro. Abbastanaza inutile, invece, per il resto delle persone, che trovano sì un buon disco di jazz rock funk, ma che tutto sommato non ha motivi particolari per distinguersi dagli altri.

Trasmissione del 24 maggio 2017

Marc and the Mambas, Soft Cell, Bronski Beat, Four Tet, Black Candy Records, Archive, The Colorist & Emiliana Torrini, Belle and Sebastian, Zooey, Ben Frost, Hope Sandoval, Peter Broderick, Blaine L. Reininger + Steven Brown, Mica Levi & Oliver Coates, Roger Goula, Mark Van Hoen, Brian Eno, Deison, Cindytalk, Shackleton + Vengeance Tenfold-

Dirty Projectors

Dirty Projectors
2017, 5 su 10
http://dirtyprojectors.net/

Questo dovrebbe essere il settimo disco della sigla DP, a cinque anni di distanza dal precedente, ma il primo dove a condurre è il solo David Longstreth. Lascia un po’ interedetti: l’afflato pop dei lavori precedenti sembra essersene andato (nonostante nel frattempo avesse collaborato con Kanye West e Rihanna), e musica e voce si complicano inutilmente la vita, nonostante il punto arrivo voglia essere soul e r&b. Spiazza molto anche la manipolazione della voce (uso de vocoder ma anche qualcos’altro) che rende faticoso portare a termine l’ascolto.

Clan of Xymox

Days of Black
2017, 6 su 10
http://www.clanofxymox.com/

Il loro primo disco è del 1985, 4AD. Alfieri del dark-wave, hanno incredibilmente (nel senso che non credevo proprio fossero ancora vivi, mea culpa) continuato a pubblicare. In questo disco li ritrovo come se non fosse cambiato nulla: brani wave oscuri cantati e suonati come si cantava e si suonava all’epoca. Solo per nostalgici.