Sherwood & Pinch

Man vs. Sofa
2017, 5 su 10
http://sherwoodpinch.com/

Ovvero il lavoro congiunto di Adrian Sherwood (On-U Sound), pioniere del dub, ed il produttore Pinch, pioniere del dubstep, praticamente due generazioni a confronto. Se sulla carta ci si aspettano fuochi d’artificio, il risultato non è all’altezza, in una terra di mezzo non troppo feconda, dove nonostante ospiti fisici (Lee Scratch Perry) e riprese dubbie (Sakamoto), si fatica a venirne a capo e a trovare motivi per riascoltarli.

Dustin O’Halloran & Hauschka

Lion (Original Motion Picture Soundtrack)
2016, 6 su 10
http://dustinohalloran.com/
http://www.hauschka-net.de/

Il film Lion – La strada verso casa ha avuto un discreto successo. La colonna sonora, a parte una canzone di SIA, è stata scritta da DoH (Devics, ma poi diverse altre colonne sonora, anche con Sofia coppola) e H, noto compositore al piano spesso preparato. Il risultato è quello che ci aspetta, musiche tra piano e archi destinate ad accompagnare immagini, e che solo poche volte riescono a vivere di vita propria. Però l’ascolto scorre via, senza troppo impegno e con buone orecchie.

Musica Nuda

Leggera
2017, 6 su 10
http://www.musicanuda.com/

Il percorso di MN continua più o meno uguale a se stesso, ma con le alcune differenze. Intanto, tutto e solo in italiano, le cover sono ridotte al minimo (una sola, mi pare), ma gli autori sono tanti e diversi e non sempre loro due, e diverse partecipazioni (il compianto Mesolella, ad esempio; la figlia della Magoni e Bollani…). Tutto sommato, non un grande disco, se non fosse che a cantare e a suonare sono proprio bravi…

Jacaszek

KWIATY
2017, 6 su 10
http://jacaszek.com/

Produttore polacco dalla muyltiforme produzione, qui J cerca di rendere la poesia metafisica dell’inglese dei seicento Robert Herrick. Collabora alla voce tale Hania Malarowska, dalla voce interessante ma non dironpente, assieme altre vocalist; il risultato è un disco dove la musica elettronica non è sempre in piano piano, ma collabora alla rese di atmosfere oscure, un po’ decadenti, non esaltanti ma carezzevoli e confortanti.

Zu

Jhator
2017, 7 su 10
http://www.zuism.net/

Sono cambiati parecchio, questi Zu, nati come gruppo jazz sperimentale d’attitudine hardcore (jazz-core). Qui due soli brani, sui venti minuti ciascuno, più orientati ad una ricerca sonora ambientale, quasi psichedelica, mantenendo l’attitudine anarchica ma riuscendo nel contempo a strutturare bene due lunghi brani che non risentono di alcun momento di stanca nonostante la pesantessa dell’esposizione sonora.

Echo & The Bunnymen

It’s All Live Now
2017, 5 su 10
http://www.bunnymen.com/

Concerto svedese del 1985 (ed un paio di brani del 1983) del gruppo con brani d’epoca e diverse cover (Doors, Rooling Stones…) che mostrano come E&TB non siano altro che una visione leggermente diversa del rock mainstram, e che solo all’epoca mi sembravano alternativi. Scarso appeal e scarso risultato.