Lusine

Sensorimotor
2017, 6 su 10
http://www.lusineweb.com/

Oltre che il nome di un contraccetivo, L è il nome con cui si presenta un produttore statunitense tra pop elettronico e IDM. Il disco riflette questo approccio, con qualche ospite (Benoit Pioulard, ad esempio) e brani che oscillano tra facile ascolto e cose più complicate. La mancanza di un percorso definito lascia un po’ perplessi, ma nel complesso si arriva alal fine senza fatica, ma come dire poca soddisfazione.

UnePassante

Seasonal Beast
2017, 7 su 10
https://www.facebook.com/unepassanteofficial/

Cantautrice palerminata, al terzo disco, per sola voce ed elettronica. Ben riuscito, mi pare, abbandanando il pop e folk ortodossi portandoli all’interno di atmosfere elettroniche tra lo scarno e dense di orpelli e trucchetti, tra il freddo e ripetitivo al più organico e melodico. Otto pezzi, piuttosto differenti tra loro ma uniti all’interno di una cornice che rende il disco molto compatto e coerente.

7JK

Ride the Solar Tide
2017, 6 su 10
http://www.7jk.eu/

Strana combinazione tra un violinista/cantante (il 7 iniziale) ed un duo elettronico polacco (responsabili della parte JK, anche se qui pare ci sia solo uno dei due tenutari della sigla), al loro secondo disco di ambiente prettamente astronomico (si vedano i titoli dei brani). Il risultato è appunto strano, dark ambient ed elettronica con inserti umani non sempre all’altezza.

Nathan Fake

Providence
2017, 6 su 10
http://www.nathanfake.co.uk/

Ancora una sterzata nella musica di NF. A partire da un synth un po’ vecchiotto (Korg Prophecy), l’esplorazione del mondo elettronico avviene un po’ sperimentando un po’ semplificando l’ambiente sonoro (ci sono perfino un paio di canzoni, con ospiti alla voce), con andamento qualitativo un po’ ondivago che lascia un po’ perfplessi.

Sampha

Process
2017, 7 su 10
http://sampha.com/

Benché attivo da diversi anni (almeno dal 2010) e con collaborazioni di spicco, assieme a personaggi noti (Kanye West) e meno noti ma comunque importanti (SBTRKT), questo è il primo disco del cantante e producer inglese. E benché parta da stili ben lontano dal mio giusto (soul, r&b), l’innesto di elettronica funzionale e la varietà nelle soluzioni sonore rende il disco piacevole perfino per me.

Richard Barbieri

Planets + Persona
2017, 6 su 10
http://www.richardbarbieri.net/

Nonostante la lunga carriera come membro importante di gruppi a loro modo importanti (Japan, Porcupine Tree), RB è autore anche in proprio. questo il suo terzo disco da solo (si fa per dire, ci sono moltissime collaborazioni), che contiene brani sempre piuttosto raffinati, ben costruiti e con suoni interessanti, il cui unico difetto è di essere poco sanguigni e che quindi non riescono ad accendere il fuoco sacro dell’ascolto ripetuto.

Anohni

Paradise
2017, 6 su 10
http://anohni.com/

Continua il discorso di A dopo il disco dello scorso anno, con sei nuove tracce che non sono per suoni temi e arranguiamenti diversi dai concetti già esposti. E’ quindi con piacere che si ascoltano questi venti minuti di musica, consapevoli che si tratta di proseguimento del discorso, e non di cose nuove.

Minor Victories

Orchestral Variations
2017, 7 su 10
http://minor-victories.com/

Se il disco originale di questo supergruppo (membri di Editors, Mogwai, Slowdive…) mi aveva lasciato un po’ perplesso, il disco derivato stupisce. In primo luogo perché non è di remix, come si usa di solito, ma di versioni strumentali acustiche o comunque con ampia orchestrazione, archi al posto di chitarre, melodie al posto di feedback. E l’esperimento è riuscito, personalmente molto superiore all’originale, atmosfere delicate che mostrano come a volte le canzoni nude siano meglio di quelle vestite.

PVT

New Spirit
2017, 6 su 10
http://www.pvtpvt.net/

Band australiana in giro da un bel po, esce qui con il suo quinto lavoro. Abbiamo una base di synth pop che si velocizza spesso per diventare più rock/wave e a momenti anche techno. I testi dovrebbero avere velleità politiche, ma il problema è un po’ di piattezza di fondo, che non riesce a far emergere che pochi istanti in un magma un po’ noioso.

New Order

New Order Presents Be Music
2017, 4 su 10
http://www.factorybenelux.com/new_order_presents_be_music_fbn60.html

Si tratta di una collezione di 36 brani (su tre cd) che raccolgono molta (non tutta) la produzione (in senso lato) dei membri dei New Order al di fuori del gruppo principale. Molto materiale risale agli anni 82-85, ma non mancano lavori recenti. Seppure composto da brani di varia provienza e genesi, c’è una certa uniformità stilistica, un minimo comune denominatore, pop rock spesso di fattura ormai datata, che mi fatto faticare parecchio per arrivare alla fine.